Moda sostenibile: la nuova tendenza delle grandi firme
Eco, green, sostenibile e vegan sono le nuove parole d'ordine della moda, anche italiana.
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DI PRIVATEGRIFFE MODA
- Marzo 28, 2021


La rivoluzione è iniziata. Nell’agosto del 2018 Greta Thunberg ha definitivamente acceso l’interesse verso il problema ambientale, smuovendo in pochi mesi masse eterogenee di giovani e giovanissimi e portando con sé domande a cui ormai siamo costretti a dare risposta. Alcuni settori, come quello alimentare, hanno immediatamente cercato soluzioni per portare nelle case dei loro clienti prodotti che rispettassero questa nuova voglia di sostenibilità.
E la moda? Non è rimasta con le mani in mano. Cosmesi, calzature e abbigliamento hanno cercato sistemi alternativi per trovare il loro spazio in questo nuovo mercato. Accanto ai brand nati dichiaratamente con un’anima green, si sono affiancate le nuove linee dei marchi più prestigiosi, disponibili a farsi pionieri di una nuova battaglia per il pianeta.
I tempi degli allevamenti di visoni sembrano ormai passati a favore di materiali sostenibili ed ecologici che si stanno facendo strada velocemente nel settore, complici anche le loro caratteristiche tecniche.
A supporto di questa nuova presa di coscienza sono poi intervenuti gli influencers e i VIP di mezzo mondo, pronti a fare da testimonial per una moda più rispettosa.
Oggi non c’è dubbio che quello ecologico sia il settore di maggior sviluppo nonostante la pandemia.
Ma come orientarsi in tutte queste novità? Cerchiamo di fare chiarezza sulla moda eco-vegan e sui marchi che abbracciano la filosofia della sostenibilità.
Sostenibilità eco-vegan
Un prodotto sostenibile implica che la sua realizzazione avvenga in maniera non dannosa per l’ambiente, che la sua distribuzione sia a basso (o nullo) impatto ambientale e che possa essere riciclabile.
Il termine eco-vegan, invece, si riferisce a prodotti che non prevedono materie prime di natura animale e che non utilizzano derivati animali per la loro realizzazione. Un prodotto eco-vegan è dunque garante del fatto che gli animali non sono intervenuti in alcun modo nel processo produttivo.
Obiettivi lodevoli, ma come applicarli? La ricerca è il primo step: sono sempre di più i materiali ecologici, naturali e cruelty-free che compaiono sulle passerelle, dalle pellicce ecologiche ai tessuti ottenuti dai funghi, fino alle scarpe che si degradano se immerse nell’acqua del mare.
Metterci la faccia
Il movimento green è il top del momento, lo possiamo affermare con sicurezza vista la lunga coda di VIP e influencer che vi stanno aderendo con entusiasmo e convinzione!
Una ricerca ha evidenziato che il 65% del mercato sino-indiano e il 32% di quello europeo e americano, sono fortemente orientati all’acquisto di abbigliamento eco-sostenibile.
Se la passione di Emma Watson per l’ecologia è nota, anche Eva Geraldine Fontanelli, pioniera italiana del green, è rapidamente diventata un nome di interesse nel settore, mentre Paris Jackson ha recentemente messo la faccia sui rivoluzionari capi di Stella McCartney realizzati interamente in Mylo, un tessuto ottenuto dai funghi che presto spopolerà sulle passerelle.
Hailey Bieber ha invece accettato il ruolo di testimonial per le scarpe primavera-estate 2021 di Superga in cotone organico.
Anche Jason Momoa, dopo essersi distinto per il suo impattante discorso alle Nazioni Unite sulla salute degli oceani, si è reso testimonial del marchio So iLL e di un paio di sneakers vegane in edizione limitata ispirate ai tatuaggi dell’attore e realizzate a partire dalla lavorazione delle alghe. La loro particolare gomma Eco Pure, inoltre, ne velocizza la decomposizione a contatto con i batteri presenti nelle discariche.
Non mancano nel panorama neanche i green influencer e, con un certo orgoglio, dobbiamo dire che quelli italiani sono tra i più appassionati: l’elenco è infinito ma ci limiteremo a segnalarti Vittoria e il suo blog TheOptimistcApple dove racconta le sue esperienze di vita vegana a 360°, e Nicola Lamberti (IG: lambert.nic), studente di ingegneria ambientale che si batte per la diffusione della coscienza ecologica tra i suoi coetanei.
Ecologia certificata
Ti stai chiedendo come essere certa della sostenibilità di un prodotto?
Non è sempre facile orientarsi e dare fiducia ad un brand, soprattutto sapendo che ci sono marchi poco professionali che pubblicizzano la loro adesione al movimento green ma che nei fatti si dimostrano poco concreti.
Dal suo canale YouTube la vlogger Carotilla ci spiega cos’è e come difendersi dal greenwashing, una strategia di markerting poco etica che punta sul green con lo scopo esclusivo di aumentare gli introiti.
Un valido aiuto per non cadere in tranelli è dato dalle certificazioni come il VeganOk, un network che si prefigge di garantire la mancanza di prodotti di origine animale, sfruttamento della fauna e test sugli animali.
La certificazione si associa in particolare alla rinuncia a prodotti come pelle, pellicce, piume e anche lana e seta, oltre alla completa adesione alla normativa UNI EN ISO 14021.
Altra certificazione utile a individuare prodotti cruelty-free è la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), una delle più diffuse su scala globale.
VeganOk e PETA non si applicano esclusivamente alla moda, ma a tutti quei settori che intendono certificare la loro provenienza in chiave sostenibile, per cui è possibile trovarlo anche in altri prodotti.
Una valutazione di sostenibilità esclusiva per la moda cui fare riferimento è Animal Free Fashion, certificazione ideata da LAV (Lega Anti Vivisezione), che attraverso una serie di step accompagna le aziende di moda ad un traguardo green.
Accedendo al programma Animal Free Fashion e rinunciando alle pellicce si ottiene la certificazione “V” (è il caso di Armani, Geox, Diesel, Boss o Jimmy Choo), rinunciando anche alle piume si passa alla “VV” e così via fino a “VVV+” che attesta l’assenza di prodotti animali all’interno del brand (come Save The Duck).
Un altro buon motivo per leggere sempre le etichette.
Eco-sostenibilità: consigli pratici
Orientarsi nella green fashion non è sempre facile, ma almeno ci sono molti spunti.
Il vintage non passerà mai di moda e questo ci rallegra, e rallegra anche le aziende che ne stanno facendo un business; è il caso di realtà come Vestiaire Collective, Depop, Xtribe o Vinted, applicazioni che basano la loro fortuna su scambio e vendita di abiti usati.
Ma anche comprare meno è un modo per sostenere il pianeta; se hai letto i nostri articoli dedicati alla beauty care fai-da-te (per il benessere degli occhi, dei denti o dei capelli) troverai interessante anche il libro di Orsola de Castro che in “I vestiti che ami vivono a lungo. Riparare, riadattare e rindossare i tuoi abiti è una scelta rivoluzionaria” (Corbaccio) spiega i vantaggi di riparare i propri abiti e, come nel caso di Harry Styles, spopolare con un cardigan patchwork realizzato a mano.
Green brands
Se proprio non puoi rinunciare allo shopping compulsivo arrivano le nuove collezioni ispirate al mondo vegan: Gucci, già promotore attraverso il portale Equilibrium di una politica aziendale fortemente improntata all’ecologia, ha recentemente annunciato di aver bandito dalle sue collezioni sia pellicce che lana d’angora.
Per la salute degli oceani, invece, è intervenuta la collezione primavera-estate di Eco Eyewear: dai colori tipicamente marini, Eco Ocean è realizzata con rifiuti plastici in collaborazione con Waste Free Ocean, una ONG che si occupa di ripulire i mari attraverso la raccolta di rifiuti. In armonia con il progetto anche i portaocchiali sono stati creati a partire da prodotti di recupero e polveri naturali come l’amido di mais.
Il nuovissimo brand Waste Yarn Project, nato in piena pandemia dalla vena creativa della norvegese Siri Johansen, si prefigge di utilizzare solo filati inutilizzati per la realizzazione di maglioni unisex dai colori sgargianti, in modo da ridurre gli sprechi e realizzare qualcosa di bello da materiali di scarto.
Fendi ha invece presentato la sua collaborazione con 24Bottles realizzando la borraccia in acciaio inossidabile per ridurre lo spreco di plastica, mentre Hermès ha lanciato Sylvania, la borsa che sembra in pelle ma che è invece realizzata con il micelio dei funghi.
Vivien Westwood è un altro brand che da tempo collabora con i migliori progetti sostenibili proposti da aziende e ONG, mentre Timberland propone una serie di incontri nei propri store per parlare di ambientalismo.
I denim Reformation, invece, hanno fatto la storia con la tecnologia FibreTrace attraverso la quale è possibile seguire tutta la filiera del cotone.
Infine, a testimonianza che non è mai troppo presto per insegnare l’ecologia, lino, canapa, eucalipto e ortica himalayana sono gli ingredienti di Bianca & Noè, il marchio che veste i bambini con materiali naturali.
Conclusioni
Il settore della moda è stato profondamente scosso dall’emergenza ecologica e, complice anche la pandemia, ha dovuto ripensare a se stesso.
Sebbene il rischio per il consumatore è quello di incappare in trappole come il greenwashing, è bello sapere che non solo i brand appena nati, ma anche quelli che hanno un’esperienza consolidata si stanno muovendo verso un futuro più sostenibile che coniughi eticità e stile.
Pare che non ci siano dubbi riguardo al contributo che la moda può dare al benessere del pianeta!